EGING GAME: LA TECNICA DI PESCA ALL’AORI IKA, CALAMARO SI LESSON
Questo Articolo è stato scritto da Gianni, un appassionato di questa stupenda tecnica molto preparato e disponibile. Gianni ha gentilmente accettato, e per questo lo ringrazio tantissimo, di scrivere questo articolo con suoi appunti, preziosi, per chi segue questo blog ed il canale YouTube di Clipangler, ha anche gentilmente concesso alcune sue stupende foto di catture veramente eccezionali, vi consiglio di iscrivervi alla sua pagina instagram, dove troverete tante altre foto eccezionali, Grazie ancora _thesquidhunter_
Introduzione.
L’eging game (o più comunemente “eging”) è un’antica tecnica di pesca giapponese, risalente all’epoca “EDO” (edo jidai) o periodo Tokugawa (Tokugawa jidai), che consisteva nel pescare gli aori ika (calamaro di Lesson) utilizzando una sorta di esca artificiale realizzata in legno, con un piombo attaccato all’estremità e gestita da una lenza a mano.
Questa pesca inizialmente veniva chiamata con il termine “Namari tombo”, che letteralmente significa: Libellula di piombo. Con il passare degli anni questa pesca è stata sempre più affinata, fino a diventare quello che oggi conosciamo con il nome di eging game.
Proprio sul termine “libellula di piombo” si sviluppa tutto il concetto dell’eging moderno, un esca artificiale che viene fatta muovere in acqua con una serie di scatti frenetici per poi affondare dolcemente fino a farla arrivare sul fondo (o quasi).
Aori ika
Detto ciò c’è bisogno di fare alcune precisazioni: con il termine eging i giapponesi indicano la pesca da riva ad una tipologia di preda ben precisa e a quella soltanto cioè l’aori ika, quindi tutte le attrezzature (canne da pesca ma soprattutto esche artificiali), vengono studiate e realizzate per quella specifica tipologia di pesca e per quella preda in particolare, tutti gli altri cefalopodi, che si possono tranquillamente insidiare con questa tecnica (seppie, polpi, totani) non sono contemplati o comunque non sono l’obbiettivo primario dell’eginger nipponico.
Dopo questa piccola introduzione, entriamo nel vivo del discorso cercando di analizzare vari fattori fondamentali per cercare di insidiare ad eging, quindi con l’utilizzo di esche artificiali i nostri amati calamari.
Come individuare lo spot giusto
Innanzitutto dobbiamo cercare di individuare lo spot giusto, quel tratto di costa dove è possibile la presenza di calamari, sicuramente le baie naturali sono uno dei posti ideali per incontrare questi cefalopodi, dove le correnti dal mare aperto confluiscono all’interno portando con se i branchi di minutaglia che stanzieranno nella piccola baia e in quei punti i nostri calamari, entreranno a cacciare.
I fondali misti con una buona profondità sono sicuramente le zone dove sarà più facile incontrare dei calamari, anche se in alcuni casi, spinti dalla necessità i nostri cefalopodi non avranno alcun timore di accostare anche in acqua bassa per sferrare i loro attacchi.
I porti
Cerchiamo di sfruttare al massimo l’ambiente che abbiamo a disposizione, le scogliere naturali sono uno dei primi posti dove è possibile incontrare calamari, le scogliere artificiali all’esterno dei porti anche sono un ottimo punto dove tentare di insidiare questi cefalopodi, soprattutto nei pressi delle imboccature degli stessi; in quei punti i cambi di corrente in entrata e in uscita sono frequenti, costituendo un ottima zona di caccia per i calamari.
Continuando a parlare di porti, le zone interne non sono affatto da trascurare, soprattutto se di notte sono illuminate da luci artificiali.
In quei punti la minutaglia si raggruppa sotto le fonti luminose per cercare cibo e non é affatto raro vedere dei calamari fare avanti e indietro tra i punti di buio e quelli di luce per predare i malcapitati pesciolini che si trovano nella zona.
Fondale misto
Infine come ultimo spot (non per ordine di importanza) ci sono le spiagge con fondali misti roccia e sabbia, anche su fondali dove sono presenti praterie di posidonia, la cosa fondamentale però è che la spiaggia abbia un importante escursione batimetrica, cioè che il fondale non degradi progressivamente ma repentinamente.
Mi sento di sconsigliare i fondali completamente sabbiosi, in quanto i calamari oltre ad essere predatori sono le prede preferite di molte specie di pesci, trovandosi su un fondale di tutta sabbia, sarebbero troppo scoperti e non avrebbero vie di fuga in caso che altri predatori siano nelle vicinanze.
Le condizioni meteo marine ideali per i calamari più grossi
Una volta individuato lo spot che riteniamo adatto, cerchiamo di capire in quali condizioni possiamo insidiare i nostri cefalopodi.
Sicuramente quando si parla di pesca ai cefalopodi in genere si tende a considerare come condizione migliore per poterli insidiare, condizioni di mare calmo, acqua limpida e serate con assenza di vento, ciò è vero in parte in quanto, nello specifico i calamari, essendo dei discreti nuotatori e soprattutto dei predatori, non disdegnano affatto condizioni meteo marine anche diverse.
Per mia esperienza personale le pescate più belle ma soprattutto quelle che mi hanno regalato le soddisfazioni migliori in termini di taglia delle prede, sono proprio le condizioni a limite o quasi, quindi mare che sta iniziando a montare, vento sostenuto (meglio se tenerlo alle spalle o comunque più laterale possibile), acqua velata o leggermente torbida e a scaduta avanzata con residui di onda lunga.
In queste condizioni gli esemplari più grossi e tenaci si staccheranno dal fondo per accostare e venire a predare, il pescatore deve tenersi sempre pronto perché gli incontri ravvicinati, gli inseguimenti e gli attacchi possono avvenire da un momento all’altro; non è affatto raro, dopo il recupero del nostro artificiale vedere uno o più esemplari inseguire l’Egi fin sotto ai nostri piedi.
In quei momenti cerchiamo di non perdere la calma e iniziamo a sondare la zona circostante, se il branco non si è allontanato o gli esemplari non si sono dispersi (magari a causa di un attacco andato a vuoto), è probabile da lì a breve, ricevere l’attacco definitivo che ci permetterà di portare all’asciutto la nostra ricercata preda.
Le EGI da utilizzare, quali misure e perché
Teniamo sempre d’occhio i giri di corrente, lanciamo i nostri egi in essa e facciamoli nuotare a favore; la corrente è quell’arma in più che accompagnerà l’Egi nel nuoto, i calamari la maggior parte delle volte si fanno aiutare dalla corrente per sferrare i loro attacchi, un egi di qualità in situazioni di corrente sostenuta è la scelta ideale, in quanto essi sono studiati appunto proprio per nuotare in determinate condizioni.
Non facciamoci prendere dalla frustrazione di avere sempre l’Egi attaccato al fondo, in nessun caso l’artificiale deve essere piombato, ne con piombi dedicati tantomeno con ammennicoli vari o alcuna sorta di invenzione particolare. Le aziende giapponesi produttrici di artificiali da Eging fanno studi accurati sugli assetti dei propri egi per rendere al
meglio soprattutto in condizioni difficili o addirittura a limite.
Quali misure
Scegliamo bene la misura da utilizzare, non in base alla taglia dei calamari da insidiare ma in base ai fondali dei nostri spot e soprattutto alle condizioni marine: se ci troviamo in uno spot con acqua calma e poca corrente, allora la misura del 2.5 o il 3.0 saranno gli egi che faranno al caso nostro, in quanto nuoteranno e affonderanno dolcemente dando il tempo ai nostri calamari (che predano aiutandosi soprattutto con la vista) di poter intercettare l’esca ed attaccare i nostri egi.
Se ci si trova in una condizione marina con mare leggermente in risacca o corrente sostenuta e gli egi del 3.0 non riescono più a nuotare correttamente, affidiamoci alla misura del 3.5. Questi ultimi sono egi in grado di mantenere un assetto corretto in acqua anche in condizioni al limite infatti è la misura più usata dagli eginger giapponesi in quanto, molto spesso essi si trovano a pescare gli aori in condizioni di corrente veramente estreme.
I movimenti da fare e come farli e perchè
Una volta capiti gli spot e le condizioni giuste per insidiare i nostri calamari, cerchiamo di analizzare in modo generico quali sono i movimenti da fare per far nuotare correttamente i nostri egi in acqua.
Facciamo una premessa; molte volte, guardando i video degli eginger giapponesi sparsi in rete, notiamo che spesso i pescatori nipponici compiono delle jerkate molto veloci, anche parecchio coreografiche, a tutto ciò c’è un motivo.
Differenze con i calamari Europei
L’aori ika è un calamaro abbastanza diverso dal calamaro europeo (loligo vulgaris, loligo forbesii), in quanto è un specie che riesce a vivere tranquillamente a temperature dell’acqua più alte, infatti in alcune parti del Giappone o comunque dell’Asia e dell’Australia viene pescato praticamente tutto l’anno; è una specie di calamaro più aggressiva,
quindi di solito viene stimolato l’attacco con movimenti più veloci dell’egi.
Il calamaro comune europeo invece è un animale molto più sensibile, innanzitutto alle variazioni di temperatura, predilige temperature dell’acqua più basse rispetto al calamaro di Lesson, è un animale più guardingo o comunque più attento al pericolo.
Basta la presenza di qualche altro predatore in giro (di solito i calamari europei condividono gli stessi spot del barracuda mediterraneo), una ferrata sbagliata o un calamaro perso, per far lanciare l’allarme al branco e farlo allontanare, sullo spot non se ne avrà più la presenza per parecchio tempo, quindi cerchiamo di stare attenti a non
perdere alcun calamaro in fase di recupero, rischieremmo di compromettere l’intera pescata.
Da dove nasce l’ispirazione per i movimenti da fare
Riguardo ai movimenti, personalmente mi sono ispirato ad alcuni eginger giapponesi, non copiandoli direttamente, tenendo appunto conto delle differenze di comportamento delle due specie di calamari ma ho cercato, con il tempo e con l’esperienza di fare miei alcuni movimenti che ritenevo adeguati innanzi tutto alle prede che vivono nel nostro mare ma soprattutto in base alle condizioni marine che mi si presentavano giorno per giorno sui miei spot di pesca.
Quando ci si trova a pescare in tratti di Costa come quelli che sono solito frequentare (pesco maggiormente nel golfo di Napoli o comunque in Campania), con una massiccia pressione di pesca sia commerciale che amatoriale (soprattutto abusiva), con traffico di barche o traghetti (nel mio caso) per le isole e trovandomi spesso in presenza di altri pescatori sullo spot, fare la differenza è importantissimo e i giusti movimenti sono fondamentali.
La jerkata frenetica JAPPO, ma più “ITALIANA”
Non soffermiamoci soltanto alla classica serie di jerkate in alto, compiute con movimenti lenti e ampi, cerchiamo di variare spesso le tipologie di recupero; una serie di jerkate veloci con movimenti della canna più secchi ci potrebbe venire in aiuto qualora i calamari siano in atteggiamento predatorio.
Scegliamo bene il nostro egi in base alle caratteristiche di nuoto e affondamento e sfruttiamo al massimo i movimenti che egli compirà in acqua.
Personalmente io inizio con alcuni recuperi più veloci, magari non facendo arrivare del tutto l’Egi sul fondo, via via
cerco gradualmente di rallentare la mia azione di pesca in modo da stimolare l’attacco del calamaro qualora abbiano un atteggiamento di apatia o comunque di poco interesse alle nostre esche.
Un egi di qualità risponderà rapidamente alle nostre sollecitazioni e tenderà sempre ad avere un assetto perfetto in acqua, quindi oltre ai classici movimenti caratteristici dell’eging cerchiamo di effettuare anche delle jerkate laterali con la canna, l’artificiale compirà delle ampie sbandate da un lato all’altro (il cosiddetto “side to side”), movimento questo molto attrattivo e che sicuramente indurrà il calamaro all’inseguimento dell’artificiale.
Trucchi e strategie vincenti per insidiare il calamaro
La frizione del mulinello deve essere sempre ben tarata, in modo da ferrare con sicurezza la preda ma senza però strapparla, in quanto i tentacoli dei nostri cefalopodi sono al quanto delicati, una frizione troppo chiusa causerebbe la rottura di qualche tentacolo e saremo costretti a salutare i nostri cefalopodi che scapperanno via, una frizione troppo aperta non ci consentirà di ferrare adeguatamente il calamaro che mollerà l’Egi, lasciandoci con un pugno di mosche in mano.
Alla fine di una serie di jerkate sono solito accompagnare leggermente l’Egi con la canna, questo movimento rallenterà la discesa dell’artificiale, l’attacco del calamaro li sarà inesorabile e noi saremo sempre pronti alla ferrata che non sarà mai secca ma bensì progressiva, consentendo ai cestelli del nostro egi di penetrare nella carne dei tentacoli del cefalopode.
Evitiamo i bandi di lenza, è doveroso restare sempre in contatto con l’esca, spesso i calamari durante gli inseguimenti toccano più volte l’Egi prima di attaccarlo definitivamente, questo ci consentirà di capire cosa stia succedendo in acqua e regolarci di conseguenza.
Per concludere reputo l’Eging game al calamaro una tecnica di pesca alla stregua dello Spinning vero e proprio dove le variabili sono molteplici: dalla scelta dello spot, alle condizioni di pesca, ai movimenti da effettuare, alla scelta dell’esca da utilizzare che, se all’apparenza possono sembrare tutte uguali in realtà ci offrono applicazioni diverse in base alle loro caratteristiche specifiche.
In conclusione
Spero vivamente che questo mio testo sia di ispirazione per tutti coloro vogliano innanzitutto approcciare a questa affascinante tecnica ma soprattutto per chi voglia “sperimentare” un modo diverso, più alla giapponese (tenendo conto sempre delle diversità delle due specie di calamari) di praticare una pesca che nel paese di origine è un vero è proprio stile di vita.
Non sono un biologo marino, tantomeno un pescatore professionista, le mie parole non vogliono essere assolutamente un dogma, nella pesca non esistono regole fisse e una giornata non è mai uguale alla precedente.
Sono un semplice appassionato di pesca che ama infinitamente lo Spinning in mare e in modo particolare l’Eging game al calamaro; la mia vuole essere un analisi del tutto personale frutto di esperienze fatte principalmente sul campo. La cosa affascinante della pesca a Spinning è quella della ricerca continua, dello sperimentare nuove esche, diversi approcci, cercare di entrare sempre più nella psicologia del predatore, ricercarlo, tentare di anticiparlo a volte, essere nel posto giusto al momento giusto, cappottare decine di volte per poi, quando meno te lo aspetti, quando tutto sembra perduto, iniziare a catturare… in quel momento inizi a capire che sei sulla strada giusta.
Bruce Lee.
“Prima che affrontassi lo studio di quest’arte, per me un pugno era precisamente un pugno, un calcio era precisamente un calcio. Dopo aver studiato quest’arte per me un pugno non è stato più un pugno, un calcio non è stato più un calcio. Adesso che conosco quest’arte so che un pugno è precisamente un pugno e che un calcio è precisamente un calcio”.
Nozioni perfette…conosco Gianni Gerudo ! Persona molto competente ed appassionata,continua così!
Articolo estremamente interessante e corretto
Grazie Giuseppe, settimana prossima se Gianni ci riesce esce anche la seconda parte insieme ad un nuovo video dedicato all’eging!
Devo solo ringraziare Gianni, con le sue dritte ho finalmente capito cosa fare e come farlo per catturare i calamari!