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IL BARRACUDA [VITA MORTE & MIRACOLI]

Articolo tratto da questo video, scritto da:

Francesco Curreli – Biologo marino e guida di pesca, si laurea prima in Scienze Ambientali a Genova con tesi dal titolo “Analisi quali-quantitativa della pesca ricreativa degli Scombridae nella AMP di Portofino e zone limitrofe. Target e by-catch: il problema del tonno rosso” e poi in Gestione dell’Ambiente e del Territorio a Sassari con tesi dal titolo ” Metodo di studio della pesca ricreativa all’interno dell’AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo”. Ora si occupa di un’attività di pesca ricreativa ecosostenibile in Sardegna e di divulgazione tramite il suo canale Youtube “Lo Scienziato a Pesca“.

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE GENERALI E SISTEMATICA

Con nome comune “Barracuda” si possono intendere numerose specie di pesci.

Tutti pesci che fanno parte della famiglia Sphyraenidae, che comprende un unico genere Sphyraena ma ben 28 specie.

Sono tutte specie termofile, che si trovano quindi in mari tropicali e subtropicali o nelle zone più calde dei mari temperati, e generalmente preferiscono colonizzare le acque costiere o secche non troppo profonde.

Il più famoso a livello mondiale è sicuramente il grande barracuda “Sphyraena barracuda”, un pesce che può raggiungere un peso di circa 50 chili che però non si trova in Mediterraneo.

Pur non essendo mai stato in Mediterraneo viene riproposto in ogni articolo giornalistico o video che tratta di barracuda mediterraneo, questo perché probabilmente scrivendo genericamente barracuda su google appare subito lui.

In tutto il Mediterraneo possiamo trovare solo 4 specie:

  1. Sphyraena obtusata o chrysotaenia

Un piccolo barracuda con una lunghezza massima di 30cm

2) Sphyraena flavicauda

Rispetto alla specie precedente diventa più grande raggiungendo una lunghezza massima di 60cm

Entrambe queste specie sono entrate in mediterraneo grazie ad un fenomeno definito migrazione lessepsiana ovvero una migrazione che sfrutta l’apertura del canale di Suez per passare dal mar rosso al mediterraneo.

Questo tipo di migrazione prende appunto il nome dal promotore ed esecutore dell’apertura del canale di Suez Ferdinand de Lesseps.

Questo nuovi ospiti chiamati più tecnicamente alloctoni o specie aliene alimentano il fenomeno della “tropicalizzazione” del mediterraneo.

Ma passiamo alle specie che possiamo incontrare nelle coste italiane e che non sono considerate specie aliene in mediterraneo.

3) Sphyraena sphyraena

Anche conosciuto come luccio di mare o aluzzo, è un pesce che vive in mediterraneo e nell’atlantico orientale, supera difficilmente i 3 kg di peso e spesso viene confuso con la specie Viridensis, questa confusione ha reso difficile capire la reale abbondanza e distribuzione di queste due specie.

La distinzione fra queste due specie infatti non è molto immediata, ma può essere effettuata attraverso l’analisi del preopercolo, la conta del numero di raggi della pinna pettorale e il numero di scaglie sulla linea laterale che risulta con scaglie per lo Sphyraena sphyraena e senza scaglie per il Viridensis.

4) Sphyraena viridensis)

Sphyraena viridensis, conosciuto comunemente come barracuda boccagialla o come barracuda mediterraneo, è il re incontrastato dei barracuda mediterranei. Questo perché si trova ormai su quasi tutte le acque costiere di questo mare.

Questa preponderanza è probabilmente dovuta alla supremazia nelle competizioni con le altre specie di barracuda ma anche con gli altri predatori del mediterraneo, questo poiché il Viridensis può raggiungere dimensioni veramente importanti, sono stati catturati infatti esemplari che superavano i 10kg di peso, che per un predatore del sotto costa è una taglia di tutto rispetto.

Figura 1: Esemplare di Sphyraena viridensis di buone dimensioni.
Figura 1: Esemplare di Sphyraena viridensis di buone dimensioni.

FUN FACT

Nel 2009 il CNR di Taranto aveva pubblicato uno studio sulla possibile presenza di un ulteriore specie lo Sphyraena intermedia, che si differenziava dal Viridensis, per pochissime caratteristiche, motivo per cui questa ulteriore specie non è mai stata presa in considerazione.

DISTRIBUZIONE E HABITAT

Non tutti sanno che il Viridensis abbia sempre vissuto in Mediterraneo e che la sua apparizione nelle nostre coste sia dovuta al cosiddetto fenomeno della “meridionalizzazione” del Mediterraneo (da non confondere con la tropicalizzazione che abbiamo visto in precedenza), con questo termine si intende la migrazione di organismi marini, da zone meridionali a zone più settentrionali del mare nostrum.

Questa migrazione è dovuta al progressivo innalzamento della temperatura delle acque, che ha portato molte specie, tra cui anche il Viridensis ad ampliare il proprio areale e colonizzare quasi totalmente il mediterraneo ad eccezione delle zone più settentrionali dell’adriatico e dell’egeo, che risultano essere ancora troppo fredde per questa specie, anche se qualche esemplare sporadico è stato trovato anche in queste zone.

MORFOLOGIA GENERALE

L’etimologia della parola greca che si riferisce al barracuda ci aiuta a capire la forma di questo pesce.

Dal Greco Σφύραινα = che tradotto significa un pesce simile ad uno spillo o ad una picca.

È un pesce di forma particolarmente fusiforme, compresso lateralmente, con un muso molto pronunciato (la distanza fra gli occhi e la punta del muso è molto accentuata).

Le pinne sono disposte in maniera simmetrica (Prima pinna dorsale simmetrica con la ventrale e la seconda dorsale con l’anale) questa conformazione permette al barracuda un bilanciamento ottimale quando ha la necessità di effettuare dei rapidi cambi di direzione, le pinne che si contrappongono simmetricamente sul dorso e sul ventre del pesce hanno il compito di frenare il rollio, che è favorito su questo tipo di pesci dalla forma particolarmente affusolata.

Le pinne pettorali aiutano il pesce a mantenere un assetto statico, frenandolo, quando si trova in corrente, inoltre servono per controllare il beccheggio e fargli mantenere un assetto perfettamente orizzontale anche durante uno scatto.

La pinna caudale è del tipo forcuto, che risulta essere a livello morfologico, una via di mezzo tra la pinna caudale prettamente da “maratoneta” di forma lunata, quindi adatta per percorrere lunghe distanze, e quella troncata prettamente da “centometrista”, classica di pesci che si muovono con scatti repentini su brevi distanze, questa caratteristica permette al barracuda di spostarsi facilmente per medie/lunghe distanze ma allo stesso tempo gli consente una buona accelerazione durante l’azione di caccia, che avviene principalmente tramite agguati.

L’apparato boccale è molto particolare, con una mandibola (più lunga) mobile capace di chiudersi completamente con la mascella (più corta) e non mobile, garantendo al barracuda un’idrodinamica perfetta.

Figura 2: Dettaglio dell’apparato boccale di uno Sphyraena viridensis

ALIMENTAZIONE E VISIONE

Il barracuda sferra i suoi attacchi preferibilmente dall’alto verso il basso e dal lato, questo poiché è una zona dove non può essere percepito dagli occhi e dalla linea laterale della preda, da questa posizione ha quindi la garanzia di potersi avvicinare il più possibile senza essere visto, per poi compiere uno scatto bruciante verso la preda con la bocca aperta, colpendola violentemente.

Questa metodologia di alimentazione viene definita Ram feeding, che è contrapposta al tipo di alimentazione Suction tipica di pesci che possiedono un apparato boccale con un grosso volume che estroflettendosi “risucchia” la preda.

Una volta che il barracuda colpisce la preda con le fauci aperte al massimo, la afferra con i denti che sono adattati per fungere come una morsa da cui non si può sfuggire, questo poiché i denti sono ricurvi verso l’interno come i denti di un rastrello.

Se guardiamo da vicino come sono disposti i denti possiamo notare come questi si incastrino perfettamente in degli incavi posizionati simmetricamente nella mascella e nella mandibola, che consentono al barracuda di chiudere ermeticamente la bocca nonostante presenti anche denti di notevole lunghezza

Le prede preferite del barracuda sono sicuramente pesci, la cui specie cambia a seconda della stagione e quindi della disponibilità, la taglia delle prede è proporzionale alle dimensioni dell’individuo, a partire da piccoli latterini e acciughe, passando per sparidi come occhiate, saraghi e salpe, ma il barracuda non disdegna neanche il cannibalismo.

Figura 3: Dettaglio del contenuto stomacale di uno Sphyraena viridensis.
Figura 3: Dettaglio del contenuto stomacale di uno Sphyraena viridensis.

L’attività alimentare massima è nei mesi estivi, dove il barracuda ha bisogno di recuperare le energie perdute dalla frega e dove trova una temperatura sicuramente più favorevole per il suo metabolismo.

La forma del muso però non ha solo pregi, l’elevata distanza fra occhi e punta del muso, complica la visione del barracuda a distanze ravvicinate. Poiché la visione binoculare è sfavorita rispetto a quella monoculare, il barracuda vede meglio lateralmente piuttosto che immediatamente davanti al muso. La visione binoculare è anche quella che determina la visione degli oggetti nello spazio in maniera tridimensionale, venendo meno questo tipo di visione si perde quindi la capacità di avere un’ottima idea di dove si trovino le cose nello spazio, in particolare la profondità di tali oggetti potrebbe essere compromessa.

Per questo motivo non disperatevi quando un barracuda attacca la vostra esca mancandola palesemente, perché purtroppo non è un pesce che ha una mira eccezionale può capitare di avere più attacchi consecutivi senza che nessuno di essi colpisca la nostra esca.

L’attività di caccia massima è intorno all’orario del crepuscolo, specialmente un’ora prima dell’alba e un’ora dopo il tramonto, quando le condizioni di luce non sono adeguate spesso si notano i barracuda che inseguono l’esca senza attaccarla.

Il barracuda individua le sue prede principalmente attraverso la visione, i suoi occhi funzionano particolarmente bene al crepuscolo perché la retina possiede caratteristiche intermedie fra quella di un predatore totalmente notturno ed uno totalmente diurno (tutto dipende dalla dimensione e dal numero dei coni e dei bastoncelli, in linea generale pesci con vista diurna possiedono tanti coni e pesci con vista notturna tanti bastoncelli.

Figura 4: Dettaglio delle dimensioni dell’occhio di uno Sphyraena viridensis.
Figura 4: Dettaglio delle dimensioni dell’occhio di uno Sphyraena viridensis.

Durante il giorno preferisce spostarsi a largo spesso formando grossi branchi e con l’arrivo del crepuscolo migra verso costa, dove resta per tutta la durata della notte, con l’arrivo della luce del sole del mattino ritorna nel branco e migra di nuovo verso acque aperte e più profonde.

La luna piena ed in particolare la luce lunare che viene irradiata sull’acqua, permette al barracuda di cacciare anche in piena notte. Dopo o prima di una notte di luna piena infatti è facile che il barracuda non si faccia trovare attivo negli orari crepuscolari, preferendo le ore notturne per riempirsi lo stomaco.

Il mare mosso e turbolento influenza l’attività di caccia del barracuda, la schiuma delle onde funge da filtro per i raggi solari permettendo al barracuda di cacciare facilmente anche quando il sole è alto.

RIPRODUZIONE

Il barracuda è un pesce gonocorico ed esiste un dimorfismo sessuale tra il maschio e la femmina, generalmente quest’ultima raggiunge taglie maggiori del maschio e raggiunge la prima maturità sessuale ad una lunghezza leggermente superiore rispetto a quella del maschio (63 cm circa contro 60cm circa) Il periodo di riproduzione del barracuda in mediterraneo va da Aprile a Giugno con una temperatura ideale dell’acqua che va dai 19 ai 22 gradi circa

COMPORTAMENTO E STRATEGIA DI CACCIA

Uno studio sulla popolazione di Viridensis che abita le acque delle Azzorre ha messo in luce il comportamento del branco e le tecniche di caccia di questi pesci, non si può dire con certezza che questo sia valido per tutte le popolazioni di Viridensis , comprese quelle mediterranee, ma secondo me vale comunque la pena parlarne.

Nei branchi più grossi che comprendono ogni classe di taglia, i barracuda di dispongono in maniera ordinata a seconda della propria classe di taglia. I sub-adulti, di una taglia quindi dai 30 ai 50 cm, tendono a rimanere presso la superficie, gli esemplari di taglia media dai 50 cm sino al metro in una profondità intermedia e le grandi femmine oltre il metro si posizionano sotto di essi.

Il 75% del tempo il barracuda sta quasi immobile o al massimo “a scarroccio” nella colonna d’acqua, il resto del tempo lo impiega per cacciare o per interazioni sessuali.

Quando il gruppo di pesci è costretto a disperdersi (per l’arrivo di un subacqueo per esempio) si ricompone in maniera circolare formando una sorta di “mulino”.

Raramente si trovano esemplari solitari, e quando decidono di abbandonare il branco principale, formano dei piccoli branchi che vanno principalmente ad esplorare zone di acqua più bassa.

La formazione dei branchi più grossi avviene nei mesi caldi (da maggio ad ottobre) e preferiscono formare il branco sempre nelle zone dove si trovano forti correnti.

Nei mesi freddi (da Novembre ad Aprile) i grossi branchi si disperdono, i ritrovamenti si limitano a piccoli gruppi di giovanili nelle baie sabbiose con poca profondità dove trovano temperature leggermente superiori, i grandi esemplari formano anch’essi piccoli gruppi e preferiscono sostare in zone rocciose dove il loro mimetismo è favorito, il resto si suppone che migri a latitudini dove trova temperature migliori.

Qui in mediterraneo ho potuto osservare che spesso nelle stagioni fredde e negli orari notturni i barracuda frequentano le acque riparate dei porti dove hanno a disposizione acque leggermente più calde rispetto a quelle che trovano nei loro habitat naturali, è facile vedere interi branchi che entrano all’interno dei porti con l’arrivo del tramonto e vederli scomparire e ritornare in mare aperto quando il sole inizia a scaldare l’acqua.

Le strategie di caccia sono state divise in 4 tipologie:

  1. Un predatore che insegue una preda

Il barracuda dopo essersi avvicinato il più possibile alla preda compie uno scatto bruciante alla massima velocità verso la preda, il successo di questo tipo di attacco è stato del 32%.

2) Più predatori che inseguono una preda

Dai 2 agli 8 predatori inseguono simultaneamente una singola preda, il gruppo di predatori è sempre della stessa taglia e non competono tra di loro durante la caccia, ma si aiutano a vicenda, unendo le forze si ha il 100% di successo di cattura della preda.

3) Un predatore che insegue più prede.

Il predatore attacca più volte un gruppo di prede, le prede si disperdono in branchi sempre più piccoli sino a che il predatore non ha la meglio su una singola preda (probabilmente la meno veloce e reattiva a scappare), questa tipologia di caccia ha un successo del 75%.

4) Molti predatori che inseguono molte prede

Quest’ultima tipologia di caccia può avvenire in 3 diverse modalità a seconda di dove è posizionato il branco di prede.

Quando le prede si trovano vicino alla superficie, i predatori che si trovano nella parte superiore del branco attaccano per primi, le prede più lontane dalla superficie si disperdono lateralmente e vengono attaccate dai lati con un successo del 68%

Quando le prede si trovano a mezz’acqua intervengono solo i predatori che si trovano alla stessa altezza attaccando le prede in maniera diretta e lineare con un successo del 72%

Quando le prede si trovano in acque profonde vengono attaccate solo dai grossi individui che stazionano nella fascia d’acqua profonda e si ha un successo del 89%

Non si conoscono collaborazioni nella caccia interspecifiche, anche se a me è capitato per esempio di trovare grossi barracuda a caccia insieme a branchi di lampughe.

Un’altra relazione interspecifica mi è capitata di trovarla nei giovanili, che spesso si trovano a condividere il branco con piccole salpe, anche se non mi è chiaro il motivo di tale comportamento

TECNICA DI PESCA

la mia tecnica preferita per catturare questa specie è sicuramente lo spinning da riva.

Lo spinning al barracuda è una pesca abbastanza statica, generalmente scegliamo il punto dove sappiamo che possono passare i barracuda che può essere una punta rocciosa, una scogliera bassa o un ambiente portuale, difficilmente ci spostiamo dal punto preferenziale. A seconda della zona e delle condizioni in cui vado a cercare questa specie, scelgo fra tre diverse tipologie di attrezzatura:

Attrezzatura medio/pesante

Spot e condizioni: Scogliera alta, mare mosso o possibilità di incontrare specie più combattive.

Canna: range massimo sino a 50/60 grammi

Mulinello: 5000/6000

Filo: Trecciato sino a 0,28, terminale nylon/fluorocarbon 0,62

Attrezzatura media

Spot e condizioni: Scogliera alta e scogliera bassa, preferibilmente mare calmo o poco mosso.

Canna: Range massimo sino a 40 grammi.

Mulinello: 4000

Filo: Trecciato sino a 0,23, terminale nylon/fluorocarbon 0,52

Attrezzatura medio/leggera

Spot e condizioni: Ambiente portuale, scogliera, acqua calma.

Canna: Range massimo sino a 30 grammi.

Mulinello: 3000

Filo: Trecciato sino a 0,19, terminale nylon/fluorocarbon 0,40

ESCHE ARTIFICIALI PER IL BARRACUDA

Se fate questa pesca, vi sarete resi conto che lo stile di pesca più redditizio è quello che prevede l’utilizzo di un long jerk, preferibilmente slow sinking o suspending, generalmente con colorazioni e dimensioni vistose, recuperato lentamente, con frequenti jerkate, intervallati da stop anche di qualche secondo. Io mi trovo molto bene anche con esche topwater specialmente popper o needle che si prestano particolarmente a recuperi lentissimi, anche se il wtd in certe condizioni funziona altrettanto bene.

Ora cerchiamo di capire perché questo sistema di pesca risulti essere il più redditizio tenendo conto delle considerazioni che ho fatto precedentemente.

DIMENSIONI

Il vantaggio di un’esca di dimensioni generose risiede nel fatto che molti predatori preferiscono spendere energia nella caccia per catturare una grossa preda (che quindi restituisca grande fonte di nutrimento), piuttosto che per una piccola, inoltre le prede solite del barracuda sono spesso pochi pesci ma di grandi dimensioni, ovviamente esistono eccezioni, ma stiamo parlando sempre in linea generale. La taglia delle prede è spesso proporzionale alla taglia del predatore e quindi utilizzare un’esca di grosse dimensioni potrebbe invogliare maggiormente i grandi individui.

COLORE

Sembrerebbe che certi colori siano preferiti dal barracuda, probabilmente colori che catturano molta luce anche in condizioni di scarsa luminosità, o quando i pochi raggi che arrivano sono quelli delle lunghezze d’onda più lunghe (rosso-rosa-arancione-giallo) tipici dell’alba o del tramonto, ovvero negli orari in cui l’attività predatoria di questa specie aumenta.

ASSETTO

Per i jerk L’assetto più vicino al suspending è il migliore per effettuare recuperi lenti o stop molto lunghi, rimanendo alla stessa altezza della colonna d’acqua cosi che il barracuda non perda di vista la nostra esca.

MOVIMENTO

Il movimento che imprimeremo all’esca sarà molto lento, intervallato da ampie sbandate, quest’ultime spesso invogliano particolarmente il barracuda all’attacco, poiché sbandando lateralmente la nostra esca entra nel cono di visione del barracuda e la nostra preda artificiale mostra il suo punto “cieco” al predatore, ovvero la zona dove la preda non ha la possibilità di percepire quest’ultimo.

LE RACCOMANDAZIONI DELLO SCIENZIATO

Il barracuda è un pesce particolarmente fragile che spesso non sopravvive a dei rilasci fatti senza particolari accortezze, soprattutto se si tratta di pesci grossi, che in linea generale, soffrono di più rispetto a quelli piccoli.

Se avete deciso di effettuare il rilascio e non potete slamare il pesce direttamente in acqua, vi consiglio di sfruttare pozze di marea ben ossigenate, dove potete farlo riprendere prima di reimmetterlo nel suo habitat.

Soprattutto d’estate e con mare calmo pochi secondi in più di esposizione all’aria possono compromettere la vita del barracuda, in giornate più fredde e con mare mosso il pesce sarà più vitale e vi consentirà di avere qualche secondo in più per poterlo rilasciare con buona probabilità di sopravvivenza.

Figura 5: Tre Sphyraena viridensis in una pozza di marea prima del rilascio.
Figura 5: Tre Sphyraena viridensis in una pozza di marea prima del rilascio.

Prima di chiudere questo articolo vi ricordo che la misura minima consigliata per questa specie è 65 cm e di pescare sempre con l’ottica di garantire anche alle generazioni future di poter pescare e conoscere questi meravigliosi predatori, buon mare!

IN CONCLUSIONE

Quello che avete appena letto è un fantastico articolo dedicato a questo predatore, scritto con maestria da Francesco Curreli, si vede la grande differenza fra gli articoli scritti da me, semplice pescatore, rispetto a chi da pescatore guarda con occhio scientifico le prede che va ad insidiare.

Ho chiesto ed ottenuto da Francesco due bellissimi articoli per il blog – IL PRIMO DEDICATO ALLA LAMPUGA LO TROVATE QUI>>> LA LAMPUGA [VITA MORTE & MIRACOLI] – spero che la collaborazione continui così da arricchire e proporvi nuovi articoli specifici per i predatori (e non) che popolano i nostri spot.

Bene vi lascio al mio video ed all’attrezzatura utilizzata da me per insidiare i barracuda che vedete nelle foto qui sotto provenienti dal mio profilo IG, buona visione!

ATTREZZATURE UTILIZZATE IN QUESTA BATTUTA.

Artificiale utilizzato

ARTIFICIALE DUO TIDE MINNOW SLIM 140F 140mm 18g

“Alcuni link utilizzati sono link di affiliazione. Acquistando tramite i link potrei ricevere una commissione sulla vendita. Questo non influisce sul prezzo del prodotto che acquisti.”

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